Tra teorie pedagogiche dell’attività motoria e prassi didattica
Dario Costantino
Già nell’aria
da parecchi mesi, lo schema di regolamento dell’istituendo Liceo Sportivo
(in realtà un “Liceo scientifico con sezione a indirizzo sportivo”), votato e
approvato l’8 settembre 2011 dal Consiglio dei Ministri del Governo Berlusconi,
ha ottenuto, solo nell’ottobre 2011, il parere favorevole della Conferenza
unificata Stato-Regioni. È un passo avanti molto importante, ma tanta strada
rimane ancora da fare. Benché i rappresentanti del MIUR abbiano presentato alle
rappresentanze sindacali lo schema di regolamento, corredato dall’assenso del
Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, si deve – per disposizione
di legge – attendere anche il parere di competenza del CNPI (Consiglio
Nazionale della Pubblica Istruzione). Si sa che dei 74 membri componenti il board
CNPI, 47 sono docenti “proposti” dalle sigle sindacali nazionali e che questi
non sono mai stati teneri con le proposte e le scelte del Governo. Nel
frattempo, lo schema di regolamento «galleggia» anche nelle competenti
Commissioni di Camera e Senato[1].
Quello che è
dato sapere finora non è molto, ma si può provare ugualmente a farsi un’idea e
– nel nostro piccolo – a tentare di offrire un punto di vista in più per la
definizione dello schema curricolare, tentando di tracciare le coordinate
pedagogiche del nuovo percorso formativo.
Il Liceo
Sportivo nasce come Liceo Scientifico “con sezione a indirizzo sportivo”. Nel
futuro piano di assegnazione/distribuzione sul territorio nazionale del numero
di possibili “sezioni a indirizzo sportivo” bisognerà tenere conto che tali
sezioni potranno essere attivate solo in quelle scuole dotate di strutture
sportive adeguate.
Naturalmente
non è il caso di plaudire tout court all’«ampliamento dell’offerta
formativa nazionale». In primis, si sono registrate parecchie lamentele
da parte delle sigle sindacali, che protestano di non essere state
sufficientemente interpellate nella fase di ideazione e scrittura della bozza
del regolamento, che adesso si trovano innanzi bella e confezionata. In
secundis, mi sia consentita una “riflessione diffidente”, fatta da un “uomo
della scuola”, che troppe volte ha visto l’istituzione scolastica sfruttata e
usata come merce di scambio nella propaganda politica dei vari partiti politici
al Governo: «spero che non si pensi di istituire il Liceo Sportivo,
inserendo nel decreto ministeriale, che lo istituirà, la solita clausola di
salvaguardia – “senza alcun onere aggiuntivo per le finanze dello Stato” –
perché altrimenti sarebbe meglio lasciar perdere tutto».
Stando, poi,
alle esternazioni di alcuni rappresentanti politici, che hanno avallato la
nascita del Liceo Sportivo e, quindi, del suo schema di regolamento, non
si può che restare perplessi: “questo indirizzo non è sportivo nel senso che si
farà solo più sport, ma perché si studieranno tutte le materie in chiave
sportiva”[2].
Nell’intenzione
dell’équipe, composta da tecnici MIUR ed esperti CONI, il nuovo Liceo Sportivo
dovrebbe mirare a “un approfondimento delle scienze motorie e sportive di una o
più discipline sportive all’interno di un quadro che favorisce, in particolare,
l’acquisizione delle conoscenze e dei metodi propri delle scienze matematiche,
fisiche e naturali, nonché dell’economia e del diritto”[3].
Il progetto è
ambizioso e – aggiungo – bisognoso di investimenti, per definire le figure di
docenti di nuove discipline non certo disponibili all’interno del range
di un liceo scientifico.
Frattanto – da
quello che si riesce a capire – di tali sezioni di liceo scientifico a
indirizzo sportivo ne verranno istituite una per singola provincia (un
possibile ampliamento di tale numero è condizionato principalmente a eventuali
risorse aggiuntive[4],
qualora si rendessero disponibili al bilancio dello Stato; di questi tempi
praticamente una chimera).
Dalla stampa
specialistica, che riassume le voci “delle solite fonti ben informate”, si
legge anche che verranno creati percorsi didattici omogenei su tutto il territorio
nazionale. Poi, si prevede per i giovani allievi “la possibilità di studio
delle scienze motorie e sportive, l’applicazione dei metodi della pratica
sportiva in diversi ambiti, l’elaborazione dell’analisi critica dei fenomeni
sportivi, la riflessione metodologica sullo sport e sulle procedure
sperimentali a esso inerenti, la ricerca di strategie tese a favorire la
scoperta del ruolo pluridisciplinare e sociale dello sport, l’approfondimento
della conoscenza e della pratica delle diverse discipline sportive”[5].
Nelle linee
generali l’impianto sembrerebbe tenere ma, poi, se si va più a fondo e si legge
lo schema di decreto ministeriale, aumentano le perplessità. In pratica, in
questo liceo scientifico/sportivo si perderebbe il Latino – cosa già sperimentata
nell’indirizzo con opzione Scienze Applicate – e si darebbe l’addio per sempre alla
Geografia (l’«agnello sacrificale» della scuola italiana) e alla Storia
dell’Arte[6].
Tutto questo perché si vuole fare qualcosa di nuovo, ma sempre con l’idea del «levare»,
mai con quella dell’«aggiungere». Faccio un solo esempio, quello delle discipline
di management dell’istituzione sportiva ed economia dello sport.
Se si vuole realmente formare un figura di “operatore nel mondo dello sport”
(che avrà un diploma riconosciuto alla fine di un percorso di studi
quinquennale) non si può prescindere anche dal fargli acquisire competenze economiche
nell’ambito sociale, in cui entrerà poi a lavorare (supponendo che non continui
con gli studi universitari). Allora, 27 ore settimanali al biennio sembrano
poche e 30 al triennio pure.
Non si può
sempre usare la scusa del rilevamento delle competenze PISA-OCSE per i quindicenni
del nostro paese e dire che a monte ore alto corrispondono livelli di
competenza bassi, riducendo perciò il tempo scuola.
La proposta
curriculare del Liceo Sportivo si dovrebbe inserire a buon diritto
nell’idea di una nuova contrattualità formativa territoriale. Dovrebbe rendere
operativa la sua progettualità educativa nel concreto connubio tra saperi ed esperienze,
creando spazi di inserimento professionale di discenti ben formati e preparati.
È necessario, allora, a livello cognitivo e metodologico, attuare prima uno
“spiazzamento cognitivo”[7],
che, incuriosendo e appassionando i giovani discenti all’acquisizione di nuovi
saperi (o, comunque, più interrelati con il contesto culturale di appartenenza)
attivi un know-how che sostanzi quel
curricolo trasversale – a cui tanto si fa riferimento nei livelli essenziali
dell’istruzione – che è null’altro che l’attivazione di life-skills, che
favoriscano un più sereno e proficuo inserimento dei giovani nell’odierna
società. L’innesto di nuovi saperi operativi in un background esperienziale promuove e favorisce una “ristrutturazione
del campo cognitivo”[8]
dei discenti, che “imparano ad imparare”[9]
e “imparano a fare”[10].
Ricordiamo che la nostra società, tra gli innumerevoli bisogni formativi,
necessita, più che mai, di operatori della salute e del benessere. Salute e
benessere non da intendersi nell’accezione di assenza di malattia, ma di equilibrio,
armonia e wellness psicofisico, che metta ciascuno in occasione di
produrre di più e meglio, e di contribuire fattivamente alla crescita della
comunità sociale.
Il Liceo
Sportivo dovrebbe essere, perciò, qualcosa di più di un “percorso opzionale”
del liceo scientifico[11].
Mi riferisco a tutto l’ambito di studi che riguardano l’anatomia umana e
la teoria e tecnica del movimento umano, che anche a questo livello di
studi – naturalmente ben calibrate e selezionate nei contenuti – andrebbero
inserite nel quadro curriculare, che, per essere efficace, dovrebbe essere
incrementato come numero di ore e chances didattiche (non uniformandosi
allo standard 27/30 ore, sfiorando il problema senza risolverlo). Non ritengo
adeguato che un alunno del Liceo Sportivo non sappia orientarsi con le
coordinate spazio-temporali, perché non ha mai fatto una lezione di Geostoria,
né che sbagli con la grammatica italiana, perché non ha mai avuto la fortuna di
studiare un po’ di Latino.
Allora
bisognerebbe – ecco qui la proposta – lavorare in controtendenza (come hanno
fatto paesi europei lungimiranti come la Germania, che non ha intaccato un solo
euro dal budget di spesa per la pubblica istruzione) e aumentare l’offerta
formativa del Liceo Sportivo, incrementandola con quelle materie
caratterizzanti e professionalizzanti, che sono necessarie per la formazione di
un diplomato in attività motorie sportive (senza svuotare, però, dal di dentro
l’offerta formativa base del liceo scientifico, eliminando materie preziose
come Latino e Geostoria).
Mi rendo conto
che la mia proposta è “costosa” (anche perché bisogna aggiungere docenti di discipline
esterne al range, che di solito si trova in un liceo scientifico) ma
questa maggior spesa arricchirebbe il Liceo Sportivo di quella forza
d’urto sulle conoscenze e competenze degli allievi, che potrebbe fare il
successo dell’iniziativa.
I futuri
allievi, nell’anno scolastico 2013-2014 (questi sono i tempi tecnici previsti
dal MIUR per l’opzione Liceo Sportivo nelle iscrizioni dei tredicenni
italiani alla scuola secondaria di secondo grado), dovranno sapere che scelgono
un corso di studi impegnativo, ma che li qualificherà in vista anche di un
ingresso diretto nell’universo lavorativo.
1 Mentre stiamo scrivendo si insedia il nuovo Governo
“tecnico” Monti. La
Pubblica Istruzione viene affidata a Francesco Profumo.
Questo chiaramente potrebbe determinare un rallentamento o un cambio di rotta
nell’approvazione del regolamento dell’istituendo Liceo Sportivo.
2Sic l’On. M. Di Centa in un comunicato alla
stampa nazionale (Vd. La tecnica della scuola, 25 settembre 2011, n° 2,
p. 7).
3Vd. A. Toscano, “Liceo a indirizzo sportivo”, in www.tecnicadellascuola.it disponibile
in rete alla data del 16.11.2011.
4 Non può esistere piena realizzazione dell’autonomia scolastica
– anche e soprattutto attraverso l’implementazione di nuovi percorsi formativi
professionalizzanti – se non seguendo criteri di trasparenza, di fattibilità e
di accountability (rendicontabilità).
5 Vd. “Il liceo a opzione sportiva vedrà la luce non
prima di due anni” di A.G., in www.tecnicadellascuola.it
disponibile in rete alla data del 16.11.2011. È indubbio, allora, che la
partita si debba giocare sulla chiara definizione di precisi indicatori
educativi (e progettuali) e sulle skills, che gli studenti acquisiranno al
termine del loro percorso formativo.
6 Al biennio verranno sacrificate le ore di Geostoria
e nel quinquennio tutte le ore di Storia dell’Arte. Dovendo questo nuovo
indirizzo del liceo scientifico avere, come gli altri licei, 27 ore settimanali
al biennio (che poi saliranno a 30 nel triennio finale), è presto fatto il
calcolo di quanto si viene a perdere in cultura e offerta formativa.
7 S. Premoli, a cura di, Verso l’autonomia. Percorsi di sostegno all’integrazione sociale di
giovani, Milano, FrancoAngeli, 2009, p. 138; per ulteriori approfondimenti
suggerisco A. Bobbio, C. Scurati, Ricerca
pedagogica e innovazione educativa. Strutture linguaggi esperienze,
Roma, Armando Editore, 2008, p. 99.
8 G.
Gandolfi, Il processo di selezione, Milano,
FrancoAngeli, 2003, p. 424; per ulteriori approfondimenti rimando a G. Kanizsa, P. Legrenzi, P. Meazzini, I processi cognitivi: un’introduzione alla
psicologia generale, Bologna, Il Mulino, 1978, passim.
9 Suggerisco l’interessante lettura della
Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio “Relativa a competenze
chiave per l’apprendimento permanente”, 2006. In Italia tali
competenze sono state richiamate nell’ambito del Decreto n. 139 del 22 Agosto
2007 “Regolamento recante norme in materia di adempimento dell’obbligo di
istruzione”.
10 Cfr. J. Delors, Nell’Educazione un Tesoro, rapporto
all’UNESCO, della Commissione Internazione sull’Educazione per XXI secolo.
11 La sua vision,
in una prospettiva di media durata, dovrebbe contribuire a soddisfare i bisogni
educativi di una nuova richiesta formativa del territorio. Si formeranno nuove
figure di educatori, operatori del mondo delle agenzie formative, che interagiranno
necessariamente con il contesto sociale e umano, in cui si troveranno a
operare. Tali figure dovranno necessariamente attivare competenze trasversali
proprie di un curriculum, che garantisca loro una formazione a 360°.
"Riforma della scuola" n° 14
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