giovedì 31 maggio 2012

La proposta educativa del “Liceo Sportivo”


 Tra teorie pedagogiche dell’attività motoria e prassi didattica

Dario Costantino


Già nell’aria da parecchi mesi, lo schema di regolamento dell’istituendo Liceo Sportivo (in realtà un “Liceo scientifico con sezione a indirizzo sportivo”), votato e approvato l’8 settembre 2011 dal Consiglio dei Ministri del Governo Berlusconi, ha ottenuto, solo nell’ottobre 2011, il parere favorevole della Conferenza unificata Stato-Regioni. È un passo avanti molto importante, ma tanta strada rimane ancora da fare. Benché i rappresentanti del MIUR abbiano presentato alle rappresentanze sindacali lo schema di regolamento, corredato dall’assenso del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, si deve – per disposizione di legge – attendere anche il parere di competenza del CNPI (Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione). Si sa che dei 74 membri componenti il board CNPI, 47 sono docenti “proposti” dalle sigle sindacali nazionali e che questi non sono mai stati teneri con le proposte e le scelte del Governo. Nel frattempo, lo schema di regolamento «galleggia» anche nelle competenti Commissioni di Camera e Senato[1].
Quello che è dato sapere finora non è molto, ma si può provare ugualmente a farsi un’idea e – nel nostro piccolo – a tentare di offrire un punto di vista in più per la definizione dello schema curricolare, tentando di tracciare le coordinate pedagogiche del nuovo percorso formativo.
Il Liceo Sportivo nasce come Liceo Scientifico “con sezione a indirizzo sportivo”. Nel futuro piano di assegnazione/distribuzione sul territorio nazionale del numero di possibili “sezioni a indirizzo sportivo” bisognerà tenere conto che tali sezioni potranno essere attivate solo in quelle scuole dotate di strutture sportive adeguate.
Naturalmente non è il caso di plaudire tout court all’«ampliamento dell’offerta formativa nazionale». In primis, si sono registrate parecchie lamentele da parte delle sigle sindacali, che protestano di non essere state sufficientemente interpellate nella fase di ideazione e scrittura della bozza del regolamento, che adesso si trovano innanzi bella e confezionata. In secundis, mi sia consentita una “riflessione diffidente”, fatta da un “uomo della scuola”, che troppe volte ha visto l’istituzione scolastica sfruttata e usata come merce di scambio nella propaganda politica dei vari partiti politici al Governo: «spero che non si pensi di istituire il Liceo Sportivo, inserendo nel decreto ministeriale, che lo istituirà, la solita clausola di salvaguardia – “senza alcun onere aggiuntivo per le finanze dello Stato” – perché altrimenti sarebbe meglio lasciar perdere tutto».
Stando, poi, alle esternazioni di alcuni rappresentanti politici, che hanno avallato la nascita del Liceo Sportivo e, quindi, del suo schema di regolamento, non si può che restare perplessi: “questo indirizzo non è sportivo nel senso che si farà solo più sport, ma perché si studieranno tutte le materie in chiave sportiva”[2].
Nell’intenzione dell’équipe, composta da tecnici MIUR ed esperti CONI, il nuovo Liceo Sportivo dovrebbe mirare a “un approfondimento delle scienze motorie e sportive di una o più discipline sportive all’interno di un quadro che favorisce, in particolare, l’acquisizione delle conoscenze e dei metodi propri delle scienze matematiche, fisiche e naturali, nonché dell’economia e del diritto”[3].
Il progetto è ambizioso e – aggiungo – bisognoso di investimenti, per definire le figure di docenti di nuove discipline non certo disponibili all’interno del range di un liceo scientifico.
Frattanto – da quello che si riesce a capire – di tali sezioni di liceo scientifico a indirizzo sportivo ne verranno istituite una per singola provincia (un possibile ampliamento di tale numero è condizionato principalmente a eventuali risorse aggiuntive[4], qualora si rendessero disponibili al bilancio dello Stato; di questi tempi praticamente una chimera).
Dalla stampa specialistica, che riassume le voci “delle solite fonti ben informate”, si legge anche che verranno creati percorsi didattici omogenei su tutto il territorio nazionale. Poi, si prevede per i giovani allievi “la possibilità di studio delle scienze motorie e sportive, l’applicazione dei metodi della pratica sportiva in diversi ambiti, l’elaborazione dell’analisi critica dei fenomeni sportivi, la riflessione metodologica sullo sport e sulle procedure sperimentali a esso inerenti, la ricerca di strategie tese a favorire la scoperta del ruolo pluridisciplinare e sociale dello sport, l’approfondimento della conoscenza e della pratica delle diverse discipline sportive”[5].
Nelle linee generali l’impianto sembrerebbe tenere ma, poi, se si va più a fondo e si legge lo schema di decreto ministeriale, aumentano le perplessità. In pratica, in questo liceo scientifico/sportivo si perderebbe il Latino – cosa già sperimentata nell’indirizzo con opzione Scienze Applicate –  e si darebbe l’addio per sempre alla Geografia (l’«agnello sacrificale» della scuola italiana) e alla Storia dell’Arte[6]. Tutto questo perché si vuole fare qualcosa di nuovo, ma sempre con l’idea del «levare», mai con quella dell’«aggiungere». Faccio un solo esempio, quello delle discipline di management dell’istituzione sportiva ed economia dello sport. Se si vuole realmente formare un figura di “operatore nel mondo dello sport” (che avrà un diploma riconosciuto alla fine di un percorso di studi quinquennale) non si può prescindere anche dal fargli acquisire competenze economiche nell’ambito sociale, in cui entrerà poi a lavorare (supponendo che non continui con gli studi universitari). Allora, 27 ore settimanali al biennio sembrano poche e 30 al triennio pure.
Non si può sempre usare la scusa del rilevamento delle competenze PISA-OCSE per i quindicenni del nostro paese e dire che a monte ore alto corrispondono livelli di competenza bassi, riducendo perciò il tempo scuola.
La proposta curriculare del Liceo Sportivo si dovrebbe inserire a buon diritto nell’idea di una nuova contrattualità formativa territoriale. Dovrebbe rendere operativa la sua progettualità educativa nel concreto connubio tra saperi ed esperienze, creando spazi di inserimento professionale di discenti ben formati e preparati. È necessario, allora, a livello cognitivo e metodologico, attuare prima uno “spiazzamento cognitivo”[7], che, incuriosendo e appassionando i giovani discenti all’acquisizione di nuovi saperi (o, comunque, più interrelati con il contesto culturale di appartenenza) attivi un know-how che sostanzi quel curricolo trasversale – a cui tanto si fa riferimento nei livelli essenziali dell’istruzione – che è null’altro che l’attivazione di life-skills, che favoriscano un più sereno e proficuo inserimento dei giovani nell’odierna società. L’innesto di nuovi saperi operativi in un background esperienziale promuove e favorisce una “ristrutturazione del campo cognitivo”[8] dei discenti, che “imparano ad imparare”[9] e “imparano a fare”[10]. Ricordiamo che la nostra società, tra gli innumerevoli bisogni formativi, necessita, più che mai, di operatori della salute e del benessere. Salute e benessere non da intendersi nell’accezione di assenza di malattia, ma di equilibrio, armonia e wellness psicofisico, che metta ciascuno in occasione di produrre di più e meglio, e di contribuire fattivamente alla crescita della comunità sociale.
Il Liceo Sportivo dovrebbe essere, perciò, qualcosa di più di un “percorso opzionale” del liceo scientifico[11]. Mi riferisco a tutto l’ambito di studi che riguardano l’anatomia umana e la teoria e tecnica del movimento umano, che anche a questo livello di studi – naturalmente ben calibrate e selezionate nei contenuti – andrebbero inserite nel quadro curriculare, che, per essere efficace, dovrebbe essere incrementato come numero di ore e chances didattiche (non uniformandosi allo standard 27/30 ore, sfiorando il problema senza risolverlo). Non ritengo adeguato che un alunno del Liceo Sportivo non sappia orientarsi con le coordinate spazio-temporali, perché non ha mai fatto una lezione di Geostoria, né che sbagli con la grammatica italiana, perché non ha mai avuto la fortuna di studiare un po’ di Latino.
Allora bisognerebbe – ecco qui la proposta – lavorare in controtendenza (come hanno fatto paesi europei lungimiranti come la Germania, che non ha intaccato un solo euro dal budget di spesa per la pubblica istruzione) e aumentare l’offerta formativa del Liceo Sportivo, incrementandola con quelle materie caratterizzanti e professionalizzanti, che sono necessarie per la formazione di un diplomato in attività motorie sportive (senza svuotare, però, dal di dentro l’offerta formativa base del liceo scientifico, eliminando materie preziose come Latino e Geostoria).
Mi rendo conto che la mia proposta è “costosa” (anche perché bisogna aggiungere docenti di discipline esterne al range, che di solito si trova in un liceo scientifico) ma questa maggior spesa arricchirebbe il Liceo Sportivo di quella forza d’urto sulle conoscenze e competenze degli allievi, che potrebbe fare il successo dell’iniziativa.
I futuri allievi, nell’anno scolastico 2013-2014 (questi sono i tempi tecnici previsti dal MIUR per l’opzione Liceo Sportivo nelle iscrizioni dei tredicenni italiani alla scuola secondaria di secondo grado), dovranno sapere che scelgono un corso di studi impegnativo, ma che li qualificherà in vista anche di un ingresso diretto nell’universo lavorativo. 


                     

1 Mentre stiamo scrivendo si insedia il nuovo Governo “tecnico” Monti. La Pubblica Istruzione viene affidata a Francesco Profumo. Questo chiaramente potrebbe determinare un rallentamento o un cambio di rotta nell’approvazione del regolamento dell’istituendo Liceo Sportivo.
2Sic l’On. M. Di Centa in un comunicato alla stampa nazionale (Vd. La tecnica della scuola, 25 settembre 2011, n° 2, p. 7).
3Vd. A. Toscano, “Liceo a indirizzo sportivo”, in www.tecnicadellascuola.it disponibile in rete alla data del 16.11.2011.
4 Non può esistere piena realizzazione dell’autonomia scolastica – anche e soprattutto attraverso l’implementazione di nuovi percorsi formativi professionalizzanti – se non seguendo criteri di trasparenza, di fattibilità e di accountability (rendicontabilità).
5 Vd. “Il liceo a opzione sportiva vedrà la luce non prima di due anni” di A.G., in www.tecnicadellascuola.it disponibile in rete alla data del 16.11.2011. È indubbio, allora, che la partita si debba giocare sulla chiara definizione di precisi indicatori educativi (e progettuali) e sulle skills, che gli studenti acquisiranno al termine del loro percorso formativo.
6 Al biennio verranno sacrificate le ore di Geostoria e nel quinquennio tutte le ore di Storia dell’Arte. Dovendo questo nuovo indirizzo del liceo scientifico avere, come gli altri licei, 27 ore settimanali al biennio (che poi saliranno a 30 nel triennio finale), è presto fatto il calcolo di quanto si viene a perdere in cultura e offerta formativa.
7 S. Premoli, a cura di, Verso l’autonomia. Percorsi di sostegno all’integrazione sociale di giovani, Milano, FrancoAngeli, 2009, p. 138; per ulteriori approfondimenti suggerisco A. Bobbio, C. Scurati, Ricerca pedagogica e innovazione educativa. Strutture linguaggi esperienze, Roma, Armando Editore, 2008, p. 99.
8 G. Gandolfi, Il processo di selezione, Milano, FrancoAngeli, 2003, p. 424; per ulteriori approfondimenti rimando a G. Kanizsa, P. Legrenzi, P. Meazzini, I processi cognitivi: un’introduzione alla psicologia generale, Bologna, Il Mulino, 1978, passim.
9 Suggerisco l’interessante lettura della Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio “Relativa a competenze chiave per l’apprendimento permanente”, 2006. In Italia tali competenze sono state richiamate nell’ambito del Decreto n. 139 del 22 Agosto 2007 “Regolamento recante norme in materia di adempimento dell’obbligo di istruzione”.
10 Cfr. J. Delors, Nell’Educazione un Tesoro, rapporto all’UNESCO, della Commissione Internazione sull’Educazione per XXI secolo.
11 La sua vision, in una prospettiva di media durata, dovrebbe contribuire a soddisfare i bisogni educativi di una nuova richiesta formativa del territorio. Si formeranno nuove figure di educatori, operatori del mondo delle agenzie formative, che interagiranno necessariamente con il contesto sociale e umano, in cui si troveranno a operare. Tali figure dovranno necessariamente attivare competenze trasversali proprie di un curriculum, che garantisca loro una formazione a 360°.


"Riforma della scuola" n° 14

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