Franco Frabboni
1. Le vie
della Formazione
1.1. SUPERSTRADA
A TRE CORSIE
Nella società dell’economia
immateriale - informatica, telematica, robotica - occorre con solerzia dare il
primo giro di manovella a un convoglio della Formazione che sappia attraversare
i mondi dell’emisfero Boreale (ricco: a nord dell’Equatore) e dell’emisfero Australe (povero: a sud
dell’Equatore). E’ una speranza gridata alla luna da dieci autorevoli
chiromanti - G. Bateson, Z. Bauman, J. S. Bruner, H. Gardner, J. Habermas, S. Latouche, J.F. Lyotard, E. Morin e A. Sen
- che intravvedono nella sfera di
cristallo un possibile luminoso futuro del Pianeta (1). In particolare, fiutano l’arrivo
di un “trenino” della Formazione dotato di numerose scatole nere da regalare ai passeggeri: bambini, giovani, adulti e
anziani. Parliamo delle forme-del-pensiero che selezionano e preservano le
conoscenze di lunga durata. Un convoglio che si vorrebbe sempre in servizio perché
equipaggia - chi lo frequenta - di bussole fornite sia di intelligenze che
pensano criticamente, sia di immaginari utopici che riscaldano il mondo
interiore, sia di rifugi solidali che riparano dalle onde anomale del
qualunquismo e dell’individualismo sollevate da una società sempre più decerebrata
e vuota di futuro.
A partire dall’immagine futurologa
stampata nella sfera di cristallo, gli illustri aruspici chiedono al Ventunesimo
secolo di dare volo a una Formazione per tutta la vita: sia per chi abita a
nord-ovest, sia per chi abita a sud-est
dell’Equatore. Sono percorsi lunari, sono tre/vie strettamente interrelate e consociate
che portano sui crinali della Lifelong education.
Cioè a dire, alle frontiere di un’educazione permanente dove convivono le tante culture e
le tante cittadinanze di chi abita il Pianeta.
Nel Novecento, la Formazione ha
costruito il suo viaggio attorno alla sola rotonda della Scuola. Con l’avvento
del terzo Millennio, il viaggio reclama altre due/rotonde alle quali dare in
carico il prolungamento dell’itinerario formativo intitolato
all’alfabetizzazione e alla cittadinanza di chi vive sia nei territori del
benessere economico, sia nei territori dell’indigenza materiale e sociale.
Questo, l’avveniristico traguardo
culturale sul quale vorremmo transitasse
il Ventunesimo secolo. Promuovere la
disseminazione di soggetti/Persone dall’etica
solidaristica (socialmente non/competitiva) e dal pensiero plurale (intellettualmente
non/conformista). E’ un progetto planetario, perché il convoglio formativo, per attraversare le nuove
praterie della cultura, dovrà fruire della guida non solo dell’antica
stella/polare di nome Scuola (se restasse sola, tramonterebbe!), ma anche di altre due stelle di nome
Extrascuola e Postscuola. L’una e le altre hanno il dovere di porsi in cordata,
mano-nella-mano, lungo l’impervia parete che porta in cima a una montagna
finora inesplorata: la Formazione lungo tutte le stagioni della vita.
Rinforziamo il concetto. Negli anni di
esordio del Ventunesimo secolo, ci troviamo al cospetto di una maxibussola che
predice l’arrivo con l’ago/trasversale (est-ovest) di un Sistema formativo integrato tra la Scuola e l’Ambiente extramoenia,
e, con l’ago/longitudinale (sud-nord: dimora storica della Scuola), di una Formazione
continua investita da un salutare uragano intergenerazionale: crocevia di
incontro tra più linguaggi, tra
più-pensieri, tra più-utopie.
Dunque, una superstrada a tre corsie.
Percorse dagli attori dei tempi e dei luoghi
di una educazione vissuta a Scuola, Oltre-il-banco (l’Ambiente-città e
l’Ambiente-natura in guisa di aule formative decentrate) e nell’età
postscolastica (teatro della cura della mente e del cuore in età adulta e
anziana). La bussola esporrà pertanto una
freccia trasversale (dalla Scuola all’Extrascuola, e viceversa) e una freccia
longitudinale (dalla Scuola alla Formazione continua).
Siamo con gli occhi spalancati al
cospetto di una avveniristica conquista emancipativa del secondo Millennio.
Dotare la superstrada della Formazione di tre vie: alla corsia storica di nome
Scuola va assegnata ampia viabilità a due/new-entry. Parliamo del debutto di un
duplice percorso aggiuntivo - da
riconoscere in ogni Paese tramite risorse copiose negli anni a venire -
corredato di specifiche identità sociali e culturali. A questo, va attribuito
la responsabilità pedagogica di nobilitare i tre-angoli-di-cielo dove brilla la
frontiera universale della Formazione.
Attrezzata delle strategie di manutenzione,
lungo le stagioni della vita, sia dei dispositivi cognitivi (la voglia di apprendere), sia delle pulsioni affettive (la voglia
di amare). Sono le stelle polari che guideranno l’umanità verso frontiere più
colte e più solidali.
1.2. UN PROGETTO
DALLE ALI PLANETARIE
Si è detto. Nel
Novecento, il “trenino” della Formazione ha disegnato
il suo viaggio continentale prevedendo
una sola stazione di sosta: la Scuola.
Nel nuovo Millennio, il gabbiano
della conoscenza è sempre più consapevole che dovrà nidificare non solo sul ramo dell’albero
scolastico, ma anche sui rami di
inedite piante sempreverdi di nome Extrascuola e Postscuola.
Questa, la tesi. Se accostiamo l’orecchio al suolo - in posizione
indiana di ascolto - possiamo cogliere nitidamente i tam tam che annunciano il
debutto di un Ventunesimo secolo nel nome e nel segno della Formazione.
Il suo compito
sarà dare le ali - nell’emisfero boreale (ricco) come nell’emisfero australe
(povero) - a un’epocale rivoluzione copernicana quanto a
filosofia della vita, pluralismo culturale, linguaggi democratici e paradigmi
valoriali.
Una primavera possibile, a patto che la
sfida sia accompagnata dal passo lungo di un’educazione per tutta la vita. Q uesta bandiera al vento - la Lifelong
education - porta scritto a lettere
cubitali che tutte le età generazionali (infanzia, adolescenza, giovinezza, età
adulta e senile)
saranno al più presto in possesso di
una solida alfabetizzazione di base
(scolastica: ricca di curiosità e originalità intellettuali e fornita di un
bagaglio di conoscenze di lunga durata): ineludibile, per assicurare agli abitanti
del Pianeta una fruttuosa navigazione lungo le rotte della Formazione extrascolastica
e postscolastica. Parliamo dell’affascinante viaggio esistenziale che regalerà,
alle età generazionali, le conoscenze e le competenze irrinunciabili sia per
esercitare i propri diritti/doveri di cittadinanza, sia per testimoniare - da
protagonisti - i valori universali
della dignità e del rispetto della
Persona: l’eguaglianza, la giustizia, la cooperazione, la solidarietà, la pace.
Dunque, tre angoli-di-cielo dove navigheranno le
stelle che danno luce alla frontiera ultima dell’educazione. Vale a dire, la
Formazione di persone dall’etica solidaristica (socialmente
non/competitiva) e dal pensiero plurale (intellettualmente
non/conformista).
Sull’onda della scommessa Scuola più
Extrascuola più Postscuola, da un paio di lustri l’Europa ha dato il primo
giro di manovella, da una parte, alla nascita di Sistemi formativi “integrati” tra
i curricoli prescrittivi (espliciti) dei
sistemi di istruzione e i curricoli discrezionali (impliciti) inscritti nella
cultura urbana e paesaggistica, e, dall’altra parte, alla disseminazione di
percorsi di Formazione continua lungo le età adulte e anziane.
2. Un patto
continentale
sulla Formazione
2.1. SE LA CITTA’
E
LA SCUOLA
SONO
INAGIBILI
Attenzione, però. Le due bandiere al vento dell’Extrascuola e del Postscuola
rischiano - nella stagione di debutto del Duemila - di restare a lungo ammainate.
Le loro corsie sembrano essere impercorribili perchè intossicate e allagate. Non
transitabili, dal momento che sono inondate vuoi dai gas tossici generati da Città mercantili e consumistiche, vuoi dal
passo-di-lumaca di una Scuola sempre più industria di neoanalfabetismo.
Sul banco degli imputati,
dunque, la città/mercato e la Scuola/bla-bla.
PRIMA INAGIBILITA’. - Le Città europee (tendenzialmente metropolitane) fungono
da cassa di risonanza di un Pianeta extrascolastico subalterno al
profitto-per-il-profitto: governato dal grimaldello della domanda/offerta. Se manca
la domanda formativa (per esempio, l’interesse per il libro e per la lettura)
non si accende l’offerta: non si inaugurano biblioteche. Oppure, se esistono vengono
tramutate in sale/gioco: dove la domanda e il profitto sono garantiti. Questo paesaggio extramoenia mercificato
- dove la fruizione è solitaria (non crea socializzazione) e priva di appeal
cognitivo (non crea alfabetizzazione) - potrebbe suggerire alla Scuola una
autolesionistica scelta claustrale: chiudere i propri portoni per non fare entrare
il “benzene” di una cultura-di-mercato
irrespirabile per la sua tossicità nei confronti della mente del cuore delle
giovani generazioni. In altre parole. La Scuola potrebbe blindarsi e
scommettere tutti i propri gettoni pedagogici su una roulette Scuolacentrica. Siamo
al cospetto di una opzione difensivistica tutto-Scuola che potrebbe sillabare una
pericolosa tesi: soltanto nelle classi si può cucinare un qualitativo menù culturale.
La medaglia
extrascolastica raffigura pertanto un’umanità dal volto pallido, muto, senza
sorriso. Ammanettata e rinchiusa nei tempi, negli spazi, nei prodotti di
mercato della città/nemica. Un’umanità costretta a vivere desaparecida: senza le
chiavi che danno accesso ai territori urbani. Dunque, bambini, giovani, adulti
e anziani sempre più invisibili, irrintracciabili, inesistenti nei luoghi
topici e conviviali dei contesti extrascolastici.
SECONDA INAGIBILITA’. - La Scuola europea (a partire dal postobbligo, secondo
un’indagine/Ocse: l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico)
trasmette saperi mnemonici che invecchiano rapidamente. Le conoscenze
stappa-e-bevi che pone sul banco - cucinate nel forno della lezione del docente
e dei power-point del computer -
soffrono di un allarmante sfarinamento: tanto che l’istruzione (i saperi
erogati) scivola lungo la deriva di una scarsa conservazione temporale, di una breve
durata. Come dire. Eroga conoscenze enciclopediche inidonee a cucinare quei
cibi cognitivi superiori (di analisi e di sintesi, di induzione e di deduzione,
endogeni ed esogeni) determinanti per alimentare la macchina della mente di nuclei
metacognitivi: capaci di nutrire le strutture logiche, operative e generative
della conoscenza. Siamo al cospetto di saperi nozionistici (tendenzialmente
pasticche-quiz vuote di pensiero e di criticità) inutilizzabili sia per capire
il mondo extrascolastico, sia per la manutenzione della mente degli adulti e
degli anziani.
2.2. PER UNA
FORMAZIONE
CONDIVISA
UNA TRIPLICE CORDATA. - Si è detto. E’
possibile progettare percorsi socioculturali da allestire lungo le tre vie:
a patto che siano frequentate da saperi scolastici, extramoenia e postcurricolari
in guisa di ponti-di-transito dagli uni agli altri. Questo, l’obiettivo
culturale. Prefigurare una scalata congiunta - in cordata - della parete che
porta alla vetta agognata della Formazione permanente (Lifelong learning) per i
bambini, per i giovani, per gli adulti e per gli anziani.
L’auspicio è che nei Paesi
autenticamente democratici (a partire da quelli del vecchio Continente), i
traguardi/ultimi dell’istruzione siano posti al di sopra delle intemperie
ideologiche. Lassù, in un lembo d’azzurro - estraneo alle contingenze politiche
- dove navigano le stelle comete che danno luce ai “diritti” delle Persone: la
libertà, la dignità, la giustizia, il lavoro, la cultura, la fede. Pertanto,
l’opzione pedagogica chiede agli schieramenti partitici di impegnarsi a tenere
in vita, nei teatri dell’educazione, un limbo di finalità meta-ideologiche: inamovibili, perché al riparo da
qualsivoglia maggioranza parlamentare.
Negli anni di debutto del Duemila, la scommessa pedagogia sta giocando le proprie
fiches sulla roulette dell’emancipazione di donne e di uomini partecipi all’uso
e al controllo sociale - in direzione di Ragione e non di “alienazione” - dei
suoi formidabili dispositivi tecnologico e scientifici. Traguardo possibile. A patto
di trasferire alle età della vita la padronanza sia del sapere/riflettere sui
saperi accumulati, sia del sapere/imparare autonomamente. Sia lungo la stagione
infantile e giovanile - nella Scuola e
nell’Extrascuola: nelle Aule didattiche decentrate della città e negli
Ecosistemi naturalistici, al fine di promuovere un sistema “integrato”
Scuola-Ambiente - sia lungo la stagione adulta
e senile in groppa a una Formazione
continua che emancipi - chi lavora e chi è in quiescenza - dai conformismi
ideologici e dagli oscurantismi etici.
VERSO UN’IDEA EUROPEA DI FORMAZIONE. - Stiamo percorrendo il crinale avveniristico -
auspicato dalla Pedagogia del vecchio
Continente - dove dimorano le cinque-stagioni-della-vita: l’infanzia,
l’adolescenza, la giovinezza, l’età adulta e l’età senile. Stiamo viaggiando
lungo la superstrada della Formazione che - in aggiunta alla sua storica corsia
di nome Scuola - sta facendo debuttare altre due corsie “ufficiali” (destinatarie di copiose risorse
statali negli anni a venire) corredate di specifiche identità sociali e culturali. Parliamo, da una parte,
della corsia di scorrimento dell’Extramoenia (gli ambienti urbani e
naturalistici da elevare a irrinunciabili fonti-di-cultura) e, dall’altra
parte, della corsia di scorrimento di un Postscuola da asfaltare per il
transito veloce della Formazione permanente in età adulta e senile.
La speranza é che alla rotonda delle
nuove generazioni campeggi una Formazione “condivisa” tra gli schieramenti
tradizionali nelle alternanze di Governo: i Progressisti e i Conservatori. Pertanto, chiediamo ai Parlamenti europei di
sottoscrivere un patto-di-lunga-durata nel nome di una Lifelong education
(democratica, inclusiva, colta e solidale) che sappia formare bambini, giovani, adulti e anziani aperti al
dialogo, all’impegno, alla cooperazione e ai valori. La Formazione permanente
costituisce per l’appunto un presidio sociale, civile e culturale da
posizionare - lassù - nel lembo di cielo mille miglia al di sopra dei giochi di
potere: dove regnano i valori condivisi
che nobilitano le singole comunità nazionali. Parliamo delle stelle polari che danno
“oriente” all’alba della Formazione. A partire da questi ideali pedagogici: l’opzione
per una cultura democratica e antidogmatica, l’opzione per un’alfabetizzazione
attiva e antiautoritaria, l’opzione per dinamiche relazionali cooperative e
solidaristiche.
Di qui
l’impegno dei ventisette
Paesi a redigere sollecitamente una Carta europea della Formazione con
l’intento di renderla duratura nel tempo. Si tratta di un Patto formativo che
colloca al suo crocevia un indifferibile obiettivo emancipativo: il diritto
delle giovani generazioni all’ingresso e
al successo in un sistema pubblico di istruzione dall’elevata qualità delle
conoscenze. Questo, l’auspicio. Le stagioni della vita, nel porre l’orecchio al suolo in posizione indiana di
ascolto, potranno cogliere i tam tam che annunciano il debutto di un
Ventunesimo secolo nel nome e nel segno della Formazione. A questa, va
assegnata l’impresa pedagogica di dare le ali - nell’emisfero boreale (ricco)
come nell’emisfero australe (povero) - a una epocale rivoluzione copernicana
quanto a filosofia della vita, a pluralismo culturale, a linguaggi democratici
e a paradigmi valoriali.
Concludiamo il Saggio dando la parola
a Giovanni Maria Bertin, mentore e profeta della Pedagogia italiana del secondo
Novecento. Scrive. In questi anni di transito tra due Secoli, risulta
improcrastinabile attribuire
“la responsabilità educativa, nella sua pienezza, alla Società
intesa in senso globale/…/. Di qui l’auspicio che l’accesso all’istruzione sia
garantito, dopo il ciclo dell’obbligo e del postobbligo, lungo tutto l’arco
della vita in corrispondenza alle fasi in cui l’individuo avverte il bisogno
che l’educazione si renda continua. Obiettivo generale dei processi formativi, in
una prospettiva proiettata al Duemila, é la capacità di utilizzare /forme di
istruzione/orientate a favorire un processo di autoformazione continua che metta il soggetto in grado di partecipare
responsabilmente ed attivamente alla trasformazione radicale del mondo in cui
vive. Diventando egli stesso protagonista e fattore propulsivo dei cambiamenti
sollecitati socialmente e culturalmente, e non prodotto inerte restio ad ogni
iniziativa innovativa, e quindi ostacolo ad essa. (2).
NOTE
(1) Vedasi, in proposito: G. Bateson, Verso un’ecologia della mente, Milano, Adelphi 1976; Z. Bauman, Vita
liquida, Bari, Laterza 2008; U. Beck, Un
mondo a rischio, Torino, Einaudi 2003; J. S. Bruner, La cultura dell’educazione, Milano,
Feltrinelli 1997; H. Gardner, Sapere
per comprendere, Milano, Feltrinelli 1999;
J. Habermas, Il futuro della
natura umana, Torino, Einaudi 2002;
S. Latouche, Come sopravvivere
allo sviluppo, Torino, Bollati Boringhieri 2005; J. F. Lyotard, La condizione postmoderna, Milano,
Feltrinelli 1994; E. Morin, La testa ben
fatta, Milano, Raffaello Cortina 2000; A. Sen, La democrazia degli altri.
Perché la libertà non é un’invenzione
dell’occidente, Milano, Mondadori 2005.
(2) G.M. Bertin, Ragione proteiforme e demonismo educativo,
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PER SAPERNE DI PIU’
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R. D’Ugo, Città e terza età, Lecce, Pensa multimedia 2010
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per la gestione dei processi educativi nel contesto europeo, Napoli,
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F. Frabboni, Educare in città, Roma,
Editori Riuniti 2006; Le parole della
pedagogia. Teorie italiane e tedesche a confronto (a cura di, in coll.
con G. Wallnofer, N. Belardi e W. Wiater), Torino, Bollati Boringhieri 2007; La Pedagogia tra sfide e utopie (a cura
di, in coll. con G. Wallnofer), Milano, FrancoAngeli 2009; Dialogo su una scuola possibile (in coll. con C. Scurati), Firenze,
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